venerdì 26 luglio 2013

A Violet Pine - Girl (Recensione)

Basta dare un'occhiata alla cover di questo Girl ed un ascolto anche solo della prima traccia “Pathetic” per accorgersi in fretta che l'album d'esordio degli A Violet Pine (Beppe Procida a chitarra, synth e voce, Pasquale Ragnatela a basso e piano e Paolo Ormas alla batteria e sequencer) è tutto tranne che il tipico album estivo. Muovendosi in un solco che unisce trip-hop, new wave oscura e arpeggi chitarristici che lasciano qualche strascico di post rock la band sforna un connubio interessante, in cui la voce sussurrante di Beppe aiuta a lasciarsi trascinare dalle note.
I pezzi degli A Violet Pine sembrano quasi costruiti per sottrazione, appoggiandosi ad uno scheletro di ritmo su cui chitarra e synth costruiscono punteggiature minimali, una decisione che dà all'intero album un'impronta personale molto forte ma che all'inizio lascia un po' perplessi. “Pathetic”, “Girl” e “Even If It Rains” rappresentano un trittico introduttivo che stenta a coinvolgere l'ascoltatore, colpa forse anche di un cantato che, pur sposandosi alla perfezione con le atmosfere proposte, risulta fin troppo amalgamato al tessuto sonoro senza dare una scossa che sembra necessaria. Le atmosfere un po' più lievi della terza traccia sono comunque il viatico per un pezzo simile ma ben più convincente “And Then”, e da lì in poi di motivi per apprezzare il lavoro del trio se ne trovano più d'uno. L'oscura “Family” innanzitutto, in cui un dolente giro di chitarra acustica ci accompagna per tutti i 3 minuti abbondanti del percorso aiutato pian piano da tastiera e synth, “Fragile” col suo lento dipanarsi di atmosfere rarefatte in cui gli arpeggi della chitarra elettrica non preparano certo allo spiazzante tripudio distorsivo finale, su cui il synth si appoggia in modo ossessivamente convincente, la ballad fuori dai canoni classici “Sam”, guidata dal piano e da una voce più presente in cui il ritmo percussivo in sottofondo si fa sempre più incalzante fino a rendere il brano completamente elettronico nel finale. Piacevoli ma non epocali “25 mg Of Happyness” e la conclusiva “Pop Song For Nice People” mentre sa di occasione sprecata “Sleep”, ossessivo viaggio sonoro in cui gli elementi si accavallano in maniera convincente col procedere dei minuti ma che con l'arrivo delle grevi distorsioni finali perde di appeal a causa della voce di Beppe, mutuata in stile Thom Yorke in una maniera che funziona solo finchè le atmosfere rimangono rarefatte.
Di motivi per promuovere a pieni voti il trio che esordisce sotto la benevola ala di Seahorse ce ne sono, tuttavia la sensazione che rimane alla fine di queste 10 tracce è quella di un potenziale non completamente espresso, tentennante in qualche punto. E' normale per un gruppo al primo album, ma la mia scommessa personale è che quel voto in più che manca in fondo se lo potranno meritare appieno con un seguito che sappia espandere pienamente un universo creativo già di per sé originale e convincente. See you soon.

Voto: ◆◆◆◇◇
Label: Seahorse


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